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Sistema “Hawala“. Rimesse dei migranti, fonte di finanziamento della Jihad

Hawala, uno degli strumenti della finanza islamica, consente ai migranti musulmani di inviare senza alcuna tracciatura denaro nei loro Paesi d’origine

[Articolo pubblicato in data 04/02/2015 su ilCosmopolitico.it]

Da dove vengono i soldi che alimentano il terrorismo?
In primo luogo il terrorismo ricorre ai finanziamenti diretti di alcuni ricchi paesi islamici. Un ruolo importante ce l’hanno senza dubbio alcune organizzazioni caritative in grado di raccogliere ingenti somme di denaro. Poi ci sono i furti di petrolio, sequestri, contrabbando di armi e traffico di droga, ma anche attività finanziarie, partecipazioni azionarie e fondi di investimento. Tali risorse rientrerebbero  poi in  circolo tramite investimenti in oro e acquisti di diamanti, in particolare in Congo e Sierra Leone.

Una parte non trascurabile del denaro che finanzia il terrorismo islamico, passa, in silenzio, attraverso le cosiddette “rimesse” che sono una quota del risparmio del migrante che trasferisce dal paese di residenza a quello di origine. Normalmente dovrebbe essere trasferita alla propria famiglia, ma  nulla esclude che vada a finanziare ben altro.
Western Union e MoneyGram sono, oggi, le due multinazionali che controllano pressoché l’intero mercato mondiale dei servizi money transfer e coprono tutto il mondo in tempi rapidi. Risalendo indietro nel tempo, i primi veri gestori professionali dei trasferimenti internazionali di capitali furono i Cavalieri Templari.

Oggi si stima del resto che solo il 50/55% dei flussi finanziari provenienti da rimesse degli emigranti passi attraverso i canali formali. Il resto delle rimesse passa attraverso canali di intermediazione che vanno dalla consegna personale a mano durante i periodici viaggi nel paese d’origine, all’invio tramite amici e familiari, al ricorso ad organizzazioni professionali di trasferimento finanziario non registrate, come il sistema cinese chop o flyng money, quello colombiano del black market pesos Exchange e i sistemi Hawala o Hundi, conosciuti in Asia meridionale, Africa, Medio Oriente.

Tali canali informali, paralleli e alternativi al sistema bancario convenzionale, caratterizzati dalla segretezza e dalla assenza di tracce cartolari, e pertanto privi di qualsiasi controllo delle autorità e di ogni contabilizzazione e statistica, consentono di trasferire, sotto banco, e in una dimensione offshore, miliardi di euro/dollari. Il fenomeno spesso sottovalutato, è talmente consistente che per svariati Paesi le rimesse rappresentano una quota significativa del Pil.
In questi circuiti informali di trasferimento fondi, in apparenza solo rimesse in patria, si annidano peraltro i maggiori rischi, sia sotto l’aspetto del riciclaggio, sia sotto quello del finanziamento del terrorismo internazionale.

Come funziona il sistema Hawala?

Il sistema finanziario informale più famoso è l’ “Hawala“ – uno degli strumenti della finanza islamica e utilizzato dalle reti della Jihad – che si fonda su un rapporto fiduciario tra il migrante che dispone la rimessa ed il broker. Esso prevede la partecipazione di quattro attori: il migrante che vuole trasferire il denaro; il banchiere clandestino o banchiere di strada, ossia l’hawaladar che raccoglie dal migrante i fondi da trasferire; l’hawaladar nel Paese  di destinazione dei fondi che liquiderà il denaro al beneficiario; il beneficiario della rimessa. Il meccanismo è il seguente: l’ordinante che intende trasferire una somma di denaro all’estero, concorda con l’hawaladar la commissione e il tasso di cambio e, a fronte del versamento della somma da trasferire, avrà in cambio una ricevuta, o un segno (ad esempio un codice alfa-numerico, ovvero un simbolo) che questi notificherà al beneficiario che risiede nel Paese di destinazione dei fondi. Il beneficiario con il codice si presenta all’altro hawaladar, cioè l’agente che risiede nel suo Paese, che, una volta verificato il codice, liquiderà il denaro al beneficiario stesso. La transazione verrà perfezionata, senza alcun trasferimento fisico di denaro.

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I banchieri di strada, ossia gli hawaladar, operano generalmente in attività commerciali (bazar, alimentari, macellerie, phone center, internet point,  oreficerie, cambia-valute, etc) dove hanno i loro sportelli clandestini con marchio “Hawala“, e godono di molta fiducia e rispetto nell’ambito delle rispettive comunità.
Gli hawaladar hanno anche degli emissari che si appoggiano a banche compiacenti in paradisi fiscali per emettere assegni circolari, rendendo, quindi, impossibile effettuare controlli su passaggi di denaro e difficilissimo ricondurre le transazioni alla fonte.

Dunque un sistema quello di “Hawala“,  che per la sua natura consente di effettuare trasferimenti immediati e senza lasciare traccia, si presta ad essere utilizzato, oltre che per regolari rimesse all’estero, anche per compiere operazioni di riciclaggio dei proventi della criminalità organizzata, o per il trasferimento delle risorse necessarie al finanziamento del terrorismo.

La diffusione di Hawala in Europa

Uno dei file resi pubblici targati Wikileaks  indicava già da qualche anno la Spagna  come un importante centro finanziario della Jihad in Iraq e Afghanistan. E secondo quanto affermato da alcuni funzionari spagnoli in un incontro con diplomatici dell’ambasciata americana a Madrid, non ci sarebbero mezzi di contrasto a tali fenomeni. La rete clandestina “Hawala“, la cui centrale si troverebbe a Dubai, sfugge a qualunque controllo monetario, perché non vi è traccia scritta di transazioni finanziarie da un Paese all’altro. Il fenomeno in Spagna, del sostegno al terrorismo, non sembra arrestarsi. E’ di qualche giorno fa la notizia lanciata dai servizi di intelligence spagnoli, citate da El Pais, secondo la quale in tutta la penisola iberica  c’è una fitta rete di almeno 250 fra call center, macellerie halal e negozi alimentari dedicati a finanziare l’ISIS o il Fronte al Nusra, la filiale di Al Qaeda, in Siria e Iraq. I 300 terminali “Hawala“ con sportelli clandestini a Barcellona, Tarragona, Lleida, Bilbao, Santander, Valencia e Madrid, trasferiscono ogni anno a favore del Califfato Islamico risparmi stimati in 300 milioni di euro di oltre 150.000 musulmani, senza lasciare alcuna traccia.

La conferma di quanto avevano anticipato i file  di Wikileaks  del  massiccio sostegno alla Jihad da parte dei musulmani spagnoli pone un serio interrogativo: quando recentemente a Parigi è avvenuta la mattanza ad opera del terrorismo al giornale “Charlie Hebdo”, la comunità internazionale ha chiesto all’Islam moderato di svolgere un ruolo importante per frenare dall’interno dell’Islam l’estremismo islamico. Ma se in Spagna una parte dei musulmani “moderati”, con molta probabilità sta dando sostegno finanziario al Califfato Islamico, come si può sperare nel loro aiuto ?

Forse il viaggio nella Jihad Corporation e nelle casseforti del terrore, può cominciare probabilmente dalla soglia di un qualsiasi moschea o di una scuola coranica, dove sul frontone, è sempre indicato il nome del conto corrente cui inviare l’obolo per la “Jihad”.

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