Prima la Turchia, poi l’Ungheria, dopo due anni di ostruzionismo, hanno ratificato l’ingresso della Svezia nella Nato. Il Paese scandinavo diventa così il 32esimo membro. L’Alleanza militare, già ampliata l’anno scorso con l’ingresso della Finlandia, sposta così il suo baricentro verso l’Europa orientale e settentrionale e fa pressione su Kaliningrad, San Pietroburgo e sulle mire “imperialistiche” dello Zar
La NATO si rafforza con l’ingresso della Svezia
La Svezia, il 7 marzo 2024, è entrata ufficialmente a far parte del club occidentale della NATO come 32esimo membro dell’Alleanza militare transatlantica. La Finlandia ha aderito il 4 aprile dell’anno scorso, mentre la richiesta della Svezia, presentata nella stessa data, è stata oggetto di ostruzionismo prima dalla Turchia e poi dall’Ungheria. La loro adesione rappresenta uno smacco per Putin che fin dal suo insediamento nel Cremlino, nel lontano 2000, ha cercato in tutti i modi di contrastare l’allargamento della NATO e la sua influenza culturale, sociale, economica, per dirla in una parola “Occidentale” che si fonda sulla libertà e la democrazia.
Il primo ministro svedese Ulr Kristersson ha consegnato a Washington al segretario di Stato Usa Antony Blinken la documentazione necessaria per l’adesione.
L’adesione è effettiva, secondo il Trattato Nord Atlantico, solo quando tutti i documenti di ratifica vengono inoltrati al governo americano.
Lunedì 11 marzo è prevista la cerimonia dell’innalzamento della bandiera svedese presso la sede della Nato a Bruxelles.
Dalla Casa Bianca il presidente in carica Joe Biden ha ricordato che “75 anni fa, quando gli Stati Uniti e altre 11 nazioni si unirono per fondare l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, il presidente Truman disse che l’Alleanza ‘avrebbe creato uno scudo contro l’aggressione e la paura dell’aggressione’. Oggi, quello scudo e la sicurezza transatlantica sono più forti che mai con l’ingresso formale della Svezia alla Nato“.
Biden non risparmia neanche una stoccata contro Putin affermando che si sbagliava se pensava di poter indebolire l’Europa e dividere la NATO invadendo l’Ucraina. Così non è stato. La NATO continuerà – secondo il presidente USA – a difendere la libertà e la democrazia per le generazioni a venire.
Com’è maturata la decisione della Finlandia e della Svezia di chiedere la piena adesione alla Nato dopo anni di non-allineamento?
La Svezia e la Finlandia, all’indomani dell’aggressione russa su larga scala contro l’Ucraina, avvenuta il 24 febbraio 2022, per timore di diventare possibili bersagli di un più ampio progetto espansionistico di “stampo imperiale” di Vladimir Putin, hanno preso una decisione storica, ossia di abbandonare la neutralità militare fra blocco occidentale e blocco comunista prima e fra Occidente e Russia poi, che li ha caratterizzati per tutto il periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, e di presentare formale richiesta di accesso nell’Alleanza Atlantica, come è avvenuto di fatto il 18 maggio del 2022 per garantirsi sicurezza e difesa militare collettiva sancita dall’art. 5 del trattato Nord Atlantico di Washington [1].
Finlandia e Svezia, non sono paesi che appartenevano all’ex blocco sovietico e al Patto di Varsavia. Entrambi hanno gravitato nell’orbita geopolitica occidentale nonostante le loro politiche di non-allineamento già ai tempi della Guerra Fredda, e sono paesi membri dell’UE. Dunque, la loro ammissione nella NATO è il consolidamento di una lunga storia di vicinanza politica e cooperazione militare pregressa. E rispetto ad altri paesi, entrati nella Nato negli ultimi venticinque anni, sono dotati di un sistema di sicurezza e un livello delle forze armate efficienti.
Inoltre sia per la Finlandia che per la Svezia il non-allineamento e neutralità, sono stati intesi come pietre miliari della loro identità, chiavi di successo come democrazie, ma anche come precondizione per mantenere rapporti amichevoli con la Federazione Russa ed evitare dispute. Tant’è che fino a pochi anni fa la maggior parte dei finlandesi come degli svedesi, erano contrari al fatto che il loro Paese entrasse nella Nato. Ma già nel 2008 con la guerra in Georgia, l’annessione della Crimea nel 2014 appena dopo la rivoluzione di Maidan e lo scoppio della guerra nel Donbass e poi l’invasione dell’Ucraina, ha cambiato l’opinione pubblica. Nel 2022 il 47% degli svedesi, contrariamente a qualche anno precedente, si è dichiarato improvvisamente favorevole all’adesione. La vicinanza che la Finlandia ha espresso alla NATO è comunque stata sempre più solida rispetto a quella della Svezia che ha cercato sempre di salvaguardare la sua neutralità.
La Svezia, tra l’altro, di fronte alla minaccia russa, in alternativa all’ingresso nell’Alleanza, avrebbe dovuto aumentare il budget alla difesa al 3%, che avrebbe però richiesto 4 o 5 anni almeno, lasciando nel frattempo il Paese con una limitata protezione. In più la risolutezza della Finlandia ha dato poche alternative alla Svezia: rimanere fuori dalla Nato come unico Paese dell’Europa del Nord nell’attuale contesto di insicurezza.
La Finlandia ha fatto grossi investimenti sulle forze armate rispetto alla Svezia. Non ha mai abbandonato la leva obbligatoria, ha ammodernato le forze armate anche da un punto di vista tecnologico. Basti pensare alle nuove dotazioni militari: nel 2021 ha acquistato dagli USA 64 caccia F35 Lightining II. Il suo ingresso dà un contributo militare notevole. Non avrebbe potuto fare diversamente considerate una serie di variabili che entrano in gioco: condivide con la Russia una frontiera di oltre 1340 Km, dipende dalle forniture di gas dalla Russia, il ricordo dell’invasione sovietica del 1939-40 è sempre vivo, è più esposta rispetto alla Svezia alla competizione con Mosca, sull’Artico. In effetti l’Artico è una regione che in conseguenza del disgelo, come effetto del cambiamento climatico, si è scoperta essere ricca di quantità incalcolabili di carbon fossili, di terre rare, e inoltre in essa si sono dischiuse nuove vie navigabili prima inimmaginabili, tanto da essere diventato uno spazio geopolitico oggetto di nuove e future contese internazionali.
La Svezia, mentre, vive caratteristiche diverse: non confina territorialmente con la Russia e quindi è meno avvertito il pericolo di un’aggressione russa, ha un’esposizione economico-commerciale inferiore, una lunga storia di pace e neutralità. Da 200 anni, infatti, non ha fatto alleanze militari e in tempi di conflitto ha invocato la neutralità. È diventato un Paese simbolo per la difesa dei diritti umani dopo la Seconda Guerra mondiale, e dal il crollo dell’URSS nel 1991 ha ridotto progressivamente la sua spesa militare contrariamente a quanto fatto dalla Finlandia, anche se ha un esercito molto professionale, dei caccia all’avanguardia, forze speciali e sottomarini di ottima qualità.
L’unico pericolo che avverte è un possibile attacco all’isola di Gothland dall’enclave russa di Kaliningrad che darebbe alla Russia il controllo del Mar Baltico. Questo perché Gothland è una sorta di “portaerei inaffondabile in mezzo al Baltico”, una risorsa molto utile in caso di confronto militare.
L’ostruzionismo di Turchia e Ungheria
Secondo l’art. 10, sempre del trattato, per l’adesione all’Alleanza atlantica, è necessario il via libera di tutti i Paesi membri. Tale unanimità fin dall’inizio è mancata sia alla Svezia che alla Finlandia perché ostacolata dalle obiezioni di Turchia e Ungheria.
La Turchia accusava i due Paesi di sostenere, dare asilo e protezione ad alcune organizzazioni curde, in particolare del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) e Ypg del nord della Siria che ritiene entrambi dei terroristi, mentre il presidente populista ungherese Viktor Orban, grande amico di Putin, ha manifestato sentimenti filorussi non condividendo la determinazione della NATO a sostenere l’Ucraina. Non solo. Ha accusato entrambi i Paesi di diffondere addirittura informazioni false sullo status della democrazia ungherese, che non garantirebbe uno stato di diritto (il quale in quanto tale dovrebbe assicurare l’imparzialità e l’indipendenza del potere giudiziario, come anche gli stessi diritti fondamentali della popolazione, elementi che durante la presidenza Orban sarebbero, secondo le accuse, fortemente a rischio).
La situazione della Finlandia, dopo un lungo tergiversare, si è sbloccata lo scorso anno, quando il Paese scandinavo ha garantito “solidarietà e cooperazione contro il terrorismo in qualsiasi forma”, condannando senza mezzi termini Pkk e Ypg (anche se le accuse di terrorismo nei confronti del PKK sono molto contestate e dibattute, visto che la popolazione curda in Turchia è spesso stata oggetto di persecuzione). La Finlandia è così entrata nella NATO ad aprile del 2023.
La Svezia, coinvolta anche da una protesta davanti all’ambasciata turca a Stoccolma in cui nel gennaio del 2023 fu bruciato un corano da un politico di estrema destra danese-svedese, Rasmus Paludan che sembra fosse legato alla Wagner, ha dovuto attendere invece quasi due anni: la Turchia ha ratificato l’ammissione della Svezia solo all’inizio di quest’anno dopo aver ricevuto delle concessioni dal governo svedese; l’Ungheria lo ha fatto pochi giorni fa a seguito di un accordo militare raggiunto tra il presidente Orban e il suo omologo svedese, ULF Kristersson.
L’accordo prevede la vendita da parte della Svezia all’Ungheria di quattro aerei militari svedesi JAS39 Gripen e di una serie di servizi logistici per questi e altri 14 jet dello stesso tipo già in dotazione dell’Ungheria.
La NATO si rafforza e sposta il suo baricentro
La NATO, con l’ingresso prima della Finlandia e poi della Svezia, si allarga in modo significativo sotto il profilo geopolitico, creando uno “spazio baltico”, che torna strategico, in grado di fare pressione su Kaliningrad e su San Pietroburgo, visto che come accennato la Finlandia condivide 1340 chilometri di confine con la Russia. Inoltre l’adesione sposta tendenzialmente il suo baricentro verso l’Europa dell’Est e settentrionale, ossia tra quegli Stati che vedono la Russia di Putin una vera minaccia e, pur di garantirsi sicurezza, sono disposti a fare importanti investimenti nelle proprie Forze armate, come nel caso di Stoccolma che sta destinando alla Difesa militare il 2% del Pil e sta imitando il modello di difesa al pari del vicino finlandese.
Non tutti gli alleati hanno però raggiunto quella soglia del 2%del Pil.
NATO, la spesa militare del 2% del Pil degli alleati
Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2014, i membri della NATO hanno concordato all’unanimità di spendere almeno il 2% del PIL per la difesa entro un decennio. Dopo l’ulteriore invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, il Segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha dichiarato che il 2% è sempre più un “limite, non un tetto”. Tuttavia, alla fine del 2023, solo 11 dei 31 membri della NATO avevano raggiunto la soglia del 2%. Nel 2024, il numero dovrebbe salire a 18, ma ciò significa ancora che più di un terzo dei membri dell’alleanza si sta sottraendo alle proprie responsabilità.
Intanto Finlandia e Svezia saranno certamente più sicure, ma l’espansione a nord della Nato, che è passata da 40mila a 300mila unità, non potrà evitare di irrigidire le relazioni fra paesi Nato e Russia, con il rischio che tale irrigidimento non sia solo confinato nell’Europa dell’Est, oltre al fatto di poter accrescere la forza dei venti di guerra e della militarizzazione nel Baltico.
[1] testo integrale dell’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico
“Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali”.
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