Primarie Usa, 31 minuti dopo inizio caucus in Iowa, i media annunciano la vittoria di Trump. Il tycoon esorta i repubblicani a unirsi per la sua nomination
Trump vince a valanga nel gelido Iowa, laboratorio politico, che apre la stagione elettorale americana. Una notte perfetta per il tycoon. I risultati del caucus dell’Iowa hanno di fatto dissipato ogni dubbio su chi sarà lo sfidante del candidato democratico, Joe Biden. Confermati i sondaggi. Trump ottiene il 51%, chiaro segnale di una supremazia sull’elettorato di destra di questo Stato, Ron DeSantis, governatore della Florida, il 21,2%, Nikki Haley, ex ambasciatrice all’Onu, il 19,1%. Vivek Ramaswamy, che è arrivato al quarto posto con l’7,7 % dei voti, si è ritirato dalla corsa in serata e ha dato l’endorsement a Trump.
Dopo appena 31 minuti dall’inizio dei caucus in Iowa, con i risultati dichiarati di solo otto distretti su 1.657, l’Associated Press annunciava la vittoria di Trump. Una rapidità senza precedenti, che ha suscitato proteste dal candidato DeSantis, per il fatto che i media in questo modo partecipino alle interferenze elettorali dichiarando il risultato prima che migliaia di cittadini dell’Iowa abbiano potuto votare.
Trump ha vinto 98 contee su 99 e ha perso contro Haley solo per un voto nella contea di Johnson (dove prevale la popolazione universitaria). Ha conquistato i sobborghi della classe media, dove tradizionalmente avrebbe potuto avere difficoltà contro qualcuno più moderato. È stata una notte perfetta per Trump nonostante le temperature gelide che hanno ridotto, in uno stato che ha 3,2 milioni di abitanti, l’affluenza di circa 110.000 mila votanti (la più bassa in quasi un quarto di secolo), contro i 187.000 del 2016.
La vittoria di Trump è arrivata nonostante il suo rifiuto di partecipare ai dibattiti con i rivali repubblicani e una campagna meno intensa di quella condotta da DeSantis e Haley. Rispetto al 2016, Trump ha fatto solo 18 visite nel 2023, contro le decine dei suoi principali rivali. Dunque una campagna atipica senza strette di mano, senza dibattiti (l’assenza ha contribuito a rafforzare l’impressione di inevitabilità) e senza accordi con i più importanti leader evangelici e con il governatore dello Stato.
Il tycoon ha ottenuto voti in quasi tutti i gruppi demografici, soprattutto tra gli elettori senza un diploma universitario, ma ottenendo oltre un terzo delle preferenze anche tra chi ha frequentato il college. I picchi registrati per Trump sono stati tra gli over 45, gli evangelici e gli ultraconservatori. I voti si sono concentrati principalmente nelle aree rurali e a basso reddito. Mentre Haley conferma la sua popolarità tra moderati, liberali e anticospirazionisti, nelle aree più ricche e con una maggiore concentrazione di elettori con istruzione universitaria, DeSantis piace all’elettorato under 30.
Gli elettori repubblicani dell’Iowa sono tra i più socialmente conservatori degli Stati Uniti, ma il margine di Trump è così ampio che non c’è una strada ovvia per nessuno dei suoi principali avversari per recuperare la differenza altrove. La situazione sarà più difficile la prossima settimana per Trump nel New Hampshire, ma poi è probabile che tornerà a suo favore molto rapidamente.
Nel suo discorso della vittoria, Trump ha dichiarato che il suo obiettivo è quello di unire il partito repubblicano. Il suo intento è quello di cementare la sua candidatura, per questo non ha lesinato nel congratularsi con DeSantis e Haley per i loro risultati. Inoltre ha rimarcato che, tra le sue priorità, c’è la chiusura del confine contro l’invasione di persone provenienti da carceri e manicomi, e molti terroristi, e ha promesso “deportazioni”.
Trump conosce bene i temi su cui battere e che stanno a cuore dei partecipanti ai caucus: l’immigrazione e l’economia. Non a caso l’85 per cento dei votanti si è detto d’accordo con Trump quando accusa gli immigrati, che attraversano il confine con il Messico, di avvelenare il sangue dell’America. E poi c’è la convinzione viscerale per tutti i sostenitori di Trump che sia l’unico che sappia come tenere a galla l’economia Usa.
DeSantis batte i sondaggi, ma viene comunque sconfitto e la sua campagna rimane in grave difficoltà, anche se per ora non si parla di un suo ritiro. Nel 2022, sembrava avere una posizione promettente: un candidato che avrebbe potuto portare avanti l’agenda ultra-conservatrice dell’ex presidente su diverse questioni tra cui immigrazione, diritti delle armi, ma depurato dal caos tipico della carriera di Trump.
Ma il rifiuto di criticare Trump per mesi, nella speranza che il suo avversario alla fine implodesse da solo, lo ha fatto apparire debole agli occhi degli elettori.
Haley, non riesce a vincere e lascia il campo diviso
L’ex governatore della Carolina del Sud, entrata in politica come parte del movimento proto-Maga Tea Party, ha cercato di presentarsi come il candidato repubblicano più eleggibile in un’elezione generale, facendo leva su un recente sondaggio del Wall Street Journal che la vedeva in vantaggio di 17 punti su Biden quando gli elettori sarebbero stati chiamati a scegliere tra i due. I 4 milioni di dollari ottenuti da Americans for Prosperity, un gruppo politico libertario immensamente potente fondato dai miliardari fratelli Koch, hanno lasciato credere che Haley potesse essere un’alternativa a Trump. Nonostante abbia fatto ampiamente eco a Trump sull’immigrazione, pur respingendo le politiche come la separazione delle famiglie al confine, e nonostante abbia puntato sulla sua esperienza in politica estera come ambasciatrice di Trump alle Nazioni Unite, e abbia promesso di trovare un compromesso sull’aborto, gli elettori repubblicani dell’Iowa l’hanno messa all’angolo con un risicato 19,1%.
Haley è probabile che prosegua in New Hampshire, dove negli ultimi sondaggi è seconda a Trump con un margine relativamente di appena 11 punti. La buona notizia per Trump è che lo scarto ridotto tra lei e DeSantis di appena duemila voti, farà in modo che nessuno dei due probabilmente si ritirerà, e l’ex presidente potrà contare sulle divisioni del fronte che lo sfida.
Né Haley né DeSantis sono mai sfuggiti all’ombra di Trump per costruire la propria identità politica.
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