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UE-Ucraina, avvio negoziati di adesione. L’opposizione di Orban e le riforme di Kiev

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L’Ucraina stretta tra i veti di Orban, che gli blocca 50 miliardi, e i suoi problemi strutturali tra cui la corruzione

  • UE, “la procedura Orban” e il veto contro Kiev
  • Riforme che Kiev deve fare se vuole entrare nell’UE (Stato di diritto, Corruzione, economia)

UE, “la procedura Orban” e il veto contro Kiev

Tra il 14 e il 15 dicembre il premier ungherese Viktor Orban è stato l’indiscusso protagonista di un vertice UE storico a metà.
Il primo giorno, il leader ungherese ha consentito l’avvio dei negoziati di adesione all’Ue dell’Ucraina e della Moldavia e di concedere lo status di Paese candidato alla Georgia con quella che ormai nei corridoi del palazzo del Consiglio Europeo viene soprannominata ‘la procedura Orban’ (il voto all’unanimità con un assente in sala). L’uomo forte di Budapest, contrario ai negoziati di adesione, si era assentato, consentendo così ai 26 leader rimasti di superare l’impasse senza veti e dare così lo storico via libera. La sua assenza sembra che sia stata facilitata da un intervento deciso dal cancelliere tedesco Olaf Scholtz che ha invitato Orban a prendere fuori stanza un caffè.
Orban aveva ripetuto “Kiev non soddisfa le condizioni per entrare in Ue: su sette pre-condizioni individuate dalla Commissione, Kiev ne ha soddisfatte solo quattro finora”.

Anche su Facebook, Orban ha tuonato: “L’adesione dell’Ucraina all’Ue è una decisione sbagliata e l’Ungheria non cambia la sua posizione. D’altra parte gli altri 26 hanno insistito e allora dovranno andare per la loro strada”.

Numerosi sono stati i commenti sull’avvio dei negoziati di adesione dell’UE con Ucraina e Moldavia. Ne riportiamo alcuni.
“Questa è una vittoria per l’Ucraina. Una vittoria per tutta l’Europa. Una vittoria che motiva, ispira e rafforza”, ha scritto su X il presidente Volodymyr Zelensky,
“È una scelta molto forte, ora il popolo ucraino sa che siamo dalla sua parte”, ha dichiarato Michel, aggiungendo che “dimostra la credibilità dell’Ue”.

Tra i primi a esultare è stato anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz. “Questi Paesi appartengono alla famiglia europea, è un segnale potente”, ha scritto su X. “Giornata storica! Contro ogni previsione, abbiamo raggiunto l’accordo”, gli ha fatto eco l’estone Kaja Kallas.

Il secondo giorno, ossia il 15 dicembre, Orban si è preso la sua rivincita nei confronti dell’Ucraina e dell’UE. Ha messo il veto sulla revisione del bilancio comunitario, bloccando di fatto sia 50 miliardi, suddivisi in 4 anni, da destinare all’Ucraina, sia un pacchetto da 64,6 miliardi sulle nuove priorità dell’Ue: immigrazione, piattaforma Step per l’innovazione, emergenze causate dalla crisi climatica e maggiori interessi sul debito.
Il nuovo incontro tra i leader è slittato a fine gennaio, nel frattempo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha spiegato che si sta lavorando a un piano per reperire risorse anche facendo a meno di Orbán: 1,5 miliardi, già promessi dall’Ue, saranno versati all’Ucraina nei prossimi giorni.

Cosa spinge Orban a essere ostile nei confronti dell’Ucraina?
Il premier ungherese è amico di Putin, e lo ha dimostrato in precedenza mettendo il bastone tra le ruote quando l’UE ha proposto i diversi pacchetti di sanzioni contro il leader russo, dopo l’invasione dell’Ucraina avvenuta il 24 febbraio 2022.

Ma questa volta, al di là delle amicizie e/o delle ideologie, ci sono in ballo i soldi. La Commissione europea ha congelato un anno fa all’Ungheria 21,7 miliardi di fondi Ue per il mancato rispetto dello Stato di diritto, ma alla vigilia del vertice ne ha sbloccati 10,2 perché Budapest ha affrontato le carenze in materia di indipendenza della magistratura. L’Ungheria, però, non ha ancora ricevuto un euro dei 10,4 miliardi del Pnrr, perché ha soddisfatto solo 4 dei 27 progetti previsti.

E Orban vuole tutto, per questo ora sta ricattando l’UE.

Intanto il viaggio per Ucraina e Moldavia è iniziato. Poi si vedrà quali saranno le ripercussioni in futuro. I nuovi membri non entreranno certo domani. Serviranno altri passaggi formali all’unanimità per conformarsi agli standard comunitari prima di aprire effettivamente i negoziati di adesione. Alla fine servirà anche la ratifica di 27 Parlamenti nazionali.
I veti di Orban sono sempre in agguato. Per questo l’Ucraina può gioire solo simbolicamente.

Riforme che Kiev deve fare se vuole entrare nell’UE

Se Kiev non riesce a portare avanti le riforme (si tratta ad es. di proteggere i diritti delle minoranze, frenare l’influenza degli oligarchici, di adottare misure più efficaci contro la corruzione) necessarie per entrare in UE, rischia di rimanere in una sorta di limbo. Non solo. Tutto, poi, dipenderà su come si svilupperà e si concluderà il conflitto in corso contro la Russia, un conflitto che sta vivendo una situazione di stallo sul piano militare e rischia di vedere vittorioso Putin se non dovessero arrivare più gli aiuti militari dagli Usa e dal resto degli alleati.

Riforme democratiche e Stato di diritto dell’Ucraina

L’Ucraina ha dato una forte accelerazione sulla via dell’Unione già lo scorso anno, richiedendo la procedura d’adesione d’urgenza dopo l’inizio dell’invasione russa.
Kiev, secondo la Commissione, ha compiuto progressi sul fronte delle riforme democratiche e dello Stato di diritto, raggiungendo livelli elevati sul fronte della digitalizzazione. Mentre è rimasta al palo sul rinnovo della pubblica amministrazione. Anche sul sistema giudiziario, uno dei punti di maggiore criticità secondo Bruxelles, ha continuato la ristrutturazione avviata dal 2021, ma sembra non ancora sufficiente nel senso che Kiev deve essere più incisiva attraverso cambiamenti istituzionali e legislativi affinché garantisca una maggiore efficienza, trasparenza, accesso alla giustizia, e prima ancora una migliore disciplina e istruzione giuridica.

L’eredità maligna dell’Unione Sovietica: la corruzione

L’Ucraina è uno dei Paesi più corrotti d’Europa. Il dato emerge dalla classifica del 2022, secondo Transparency International, dove si posiziona al 116esimo posto su 180 Paesi.
Kiev pur se ha adottato una strategia nazionale anticorruzione, con la Procura specializzata anticorruzione (SAPO), l’Ufficio nazionale anticorruzione dell’Ucraina (NABU) e l’Agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione (NACP), i risultati tardano ad arrivare, dato confermato anche dalla Commissione Europea.
Anche gli sforzi del presidente Zelensky e del suo governo sono stati vani contro la corruzione e il sistema degli oligarchi.

Secondo gli storici la piaga della corruzione per l’Ucraina è una eredità maligna dell’Unione Sovietica. Pullula in tutti gli ambiti: istituzionali, politici, e anche nel modus operandi della gente comune. Poi, da quando gli oligarchi, i grandi magnati dell’industria e della finanza sono entrati nella classe politica, e dunque nelle istituzioni, il quadro si è ulteriormente complicato. Di conseguenza, quando l’Ue deciderà di far entrare l’Ucraina, dovrà necessariamente chiudere un occhio sul fronte corruzione. Ci vorranno generazioni per estirparla. Per ora sanare la corruzione è una missione impossibile.

L’economia da costruire e ricostruire in Ucraina

Sul piano dell’economia l’Ucraina ha seri problemi strutturali, esistenti già prima della guerra. Problemi che si sono andati ad aggravare, e ai quali si sono aggiunti altri nuovi, generati dal conflitto in corso. Ci sono i danni alle infrastrutture, dall’altra l’esodo umano, con conseguenze profonde per l’economia. (si stima che i danni totali subiti dall’Ucraina per via del conflitto siano circa 1000 miliardi di dollari).

Anche il Fondo monetario internazionale (FMI), sostiene che l’Ucraina, nonostante abbia iniziato a riprendersi, almeno dopo il tonfo del 30% dell’anno scorso, la guerra in corso mette a rischio in modo significativo le prospettive economiche di crescita futura, anche sul breve periodo. Mentre il recupero sul medio periodo è legato appunto all’esito della guerra, i progressi nelle riforme strutturali, l’entità dei costi di ricostruzione, il ritorno dei migranti.

 

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