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Henry Kissinger è morto a 100 anni

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Henry Alfred Kissinger, ex segretario di Stato americano, fu celebrato e insultato allo stesso tempo. La sua complicata eredità, di risultati e di intuizioni strategiche sulla politica globale che pochi hanno eguagliato, risuona ancora nelle relazioni con la Cina, la Russia, il Medio Oriente e l’America Latina.

Henry Alfred Kissinger, il più potente segretario di Stato del dopoguerra, vero maestro di realpolitik, che ha progettato l’apertura degli Stati Uniti alla Cina, ha negoziato la loro uscita dal Vietnam, e ha ridisegnato con astuzia e ambizione, al culmine della Guerra fredda, le relazioni di potere americane con l’Unione Sovietica, calpestando non poche volte i valori democratici per farlo, è morto il 29 novembre all’età di 100 anni, nella sua casa nello Stato del Connecticut.  

Kissinger ha avuto sempre una profonda fede nell’America, temperata dal realismo politico, e la sua convinzione che i leader hanno un ruolo essenziale nel guidare le nazioni. Quell’America che gli ha offerto un rifugio dalla Germania nazista da bambino e gli ha dato l’opportunità di diventare uno dei suoi più grandi statisti.

Egli sosteneva che la diplomazia della realpolitik era radicata nella consapevolezza che il raggiungimento di un equilibrio di potere, come era avvenuto tra la fine di Napoleone e il tumulto del 1848, richiedeva di prendere in considerazione gli interessi di tutte le parti, ma non necessariamente quelli di coloro che non detenevano il potere. Kissinger sapeva che l’ordine si basa sull’equilibrio del potere e, allo stesso tempo, sulla legittimità. La sua non era una rozza realpolitik. Era una sofisticata realpolitik.

Pochi diplomatici sono stati celebrati e vituperati con tanta passione come Kissinger. Sotto i presidenti Richard Nixon e Gerald Ford dal 1969 al 1977, in soli otto anni, è diventato lo statista internazionale dominante del suo tempo, mentre il suo ruolo di consigliere di presidente degli Usa (ma anche di tantissimi funzionari), iniziato già con il presidente John F. Kennedy è proseguito fino a Joe Biden, coinvolgendo nei decenni ben 12 presidenti. I leader stranieri cercavano i suoi consigli, e spesso egli fungeva da portavoce non ufficiale di messaggi.

Kissinger è stato un rifugiato ebreo tedesco dal nazismo. Nel 1938, a soli 15 anni, prima della seconda guerra mondiale e prima della campagna nazista di sterminio degli ebrei, fuggì con i suoi genitori a New York. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale era già in Germania con l’esercito americano. Studierà ad Harvard, dove durante la sua carriera accademica, si farà una reputazione come stratega nucleare e geopolitico e attirerà l’attenzione dell’importante politico repubblicano Nelson Rockefeller.

Fu notato anche da Richard Nixon, che lo nominò consigliere per la sicurezza nazionale dopo la conquista della Casa Bianca nel 1968 e successivamente segretario di Stato. Incredibilmente Kissinger mantenne entrambe le cariche. Dopo le dimissioni di Nixon, rimase come Segretario di Sato sotto la presidenza di Gerald R. Ford, fino alla sconfitta di Ford nel 1976.

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Il Segretario di Stato Henry Kissinger parla al Dipartimento di Stato Washington 1973 Ph.Anonymous/Associated Press

Kissinger e Nixon procedettero a rimodellare l’ordine globale, un ordine che presentava tre grandi problemi: l’Asia (la guerra del Vietnam e la Cina sotto Mao Zedong), l’Unione Sovietica (l’avversario nella guerra fredda) e il Medio Oriente (il petrolio, una polveriera perenne).

Posero fine alla guerra del Vietnam, gestendo il conflitto in Medio Oriente in modo da ridurre l’influenza sovietica pur non riuscendo a mediare una pace più ampia in quella regione, e negoziando un’apertura a Mao Zedong.

Kissinger: da Mao Sedong a Xi Jinping

I negoziati segreti di Kissinger nel 1971 con quella che allora si chiamava ancora Cina Rossa portarono al più famoso risultato di Nixon in politica estera. Era una mossa decisiva della Guerra Fredda allo scopo di allontanare la Cina comunista dall’orbita sovietica e isolare l’Unione Sovietica. Si apriva così la strada alla visita del presidente Nixon e al riavvicinamento e alla normalizzazione delle relazioni tra Washington e Pechino.

Kissinger è stato per decenni la voce più importante del Paese nella gestione dell’ascesa della Cina e delle sfide che essa poneva. È stato l’unico americano a trattare con tutti i leader cinesi, da Mao Zedong a Xi Jinping. A chi lo criticava per essere troppo morbido nei confronti della Cina, lui sosteneva, pur non facendosi illusioni sul Partito Comunista o sulle sue ambizioni nazionaliste,  che gli Stati Uniti e la Cina, dovessero raggiungere un modus vivendi per evitare la guerra, nonostante le profonde differenze culturali e politiche.
A luglio, all’età di 100 anni,  Kissinger ha incontrato di nuovo per l’ultima volta Xi e altri leader cinesi a Pechino, e nonostante ci fosse un clima di relazioni conflittuali tra Washington e Pechino, su tante dispute, non ultima quella di Taiwan, ha cercato di usare tutta la sua influenza per riannodare le fila di un dialogo che sembrava irrimediabilmente compromesso. Ieri il presidente cinese Xi Jinping, alla notizia della sua morte, lo ha definito “un caro e vecchio amico del popolo cinese”, la più alta attestazione di stima che la Cina accorda a uno straniero.

Unione Sovietica

Il dialogo con l’Unione Sovietica ha portato ai primi importanti trattati di disarmo degli armamenti nucleari tra le due nazioni.

Kissinger, con la sua verve realista, credeva con Nixon che l’ordine globale avesse bisogno di una relazione stabile tra Stati Uniti e Russia nell’era nucleare, e il controllo degli armamenti era la sua leva principale per ottenerla.

La sua diplomazia ebbe successo, ma i trattati sulle armi strategiche e sui missili anti-balistici non riuscirono a contenere le ambizioni sovietiche. Il trattato ABM del 1972, in particolare, ha ostacolato le difese missilistiche statunitensi fino a quando George W. Bush non lo ha ritirato. Solo Ronald Reagan che vide la debolezza sovietica in modo più chiaro, combinò un aumento degli armamenti con una dichiarazione più idealistica dei difetti morali dell'”impero del male”. Kissinger avrebbe poi raccontato di aver capito che la politica estera degli Stati Uniti, doveva combinare, per avere successo, il realismo con gli ideali americani.

Kissinger è riuscito a far perdere a Mosca la sua posizione di grande potenza in Medio Oriente per ben quattro decenni (per alcuni analisti questo sarebbe il contributo diplomatico più importante per Kissinger), fino a quando Putin ha deciso di entrare nella guerra civile siriana nel 2015.

Guerra del Vietnam

In quegli anni di Guerra Fredda, Kissinger fu un bersaglio sia della destra che della sinistra.

Il suo accordo di pace con il Vietnam del Nord del 1973, grazie ai quali gli USA uscivano dalla Guerra del Vietnam, viene spesso deriso perché il Nord si impadronì del Sud due anni dopo. La guerra si dimostrò tutt’altro che finita e i critici sostennero che Kissinger avrebbe potuto fare lo stesso accordo anni prima, risparmiando migliaia di giovani vite. Quella guerra costò al Vietnam oltre 5 milioni di vittime, in grandissima parte civili; gli USA persero invece circa 60mila uomini, appartenenti alle forze armate.

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Henry Kissinger e il Presidente Nixon – USA

Per chi si schiera dalla parte di Kissinger afferma che Nixon e il suo segretario di Stato ereditarono la guerra impopolare dal presidente Lyndon Johnson e non avevano altra scelta che gestire il ritiro degli Stati Uniti. La strategia di Kissinger consisteva nel negoziare un accordo che permettesse al Sud di assumere le proprie difese senza mezzo milione di truppe statunitensi. Ottenne l’accordo di pace e per questo vinse un controverso Premio Nobel per la Pace (due membri del comitato del Nobel si dimisero per la selezione. Il diplomatico nordvietnamita Le Duc Tho, selezionato per condividere il premio, lo rifiutò). Ma la strategia crollò quando il Congresso degli Stati Uniti tagliò gli aiuti al Sud nel 1975. Saigon cadde in poche settimane. Un senatore di nome Joe Biden fu tra coloro che votarono per abbandonare il Sud.

Kissinger ha a lungo sostenuto che il Sud sarebbe sopravvissuto se il Congresso non avesse abbandonato il sostegno militare. E Lee Kuan Yew, il defunto leader di Singapore, ha spesso affermato che il sostegno degli Stati Uniti al Vietnam del Sud ha dato ai Paesi del Sud-Est asiatico il tempo di costruire una resistenza ai comunisti nei loro Paesi. Oggi sono più liberi grazie a questo.

Per i suoi detrattori di Kissinger, invece, la vittoria comunista era la conclusione di una politica USA senza scrupoli che aveva lo scopo di creare un po’ di spazio tra il ritiro americano dal Vietnam e ciò che sarebbe venuto dopo. In effetti, nel suo viaggio segreto in Cina nel 1971, Kissinger scribacchiò: “Vogliamo un intervallo decente”, suggerendo di voler semplicemente rimandare la caduta di Saigon. Finito quell’intervallo, gli Stati Uniti avevano rinunciato al progetto Vietnam, non più convinti che i loro interessi strategici fossero legati a quel Paese.
La conferma di queste politiche e dei piani di guerra del governo, che avallavano le tesi dei detrattori di Kissinger, fu la pubblicazione dei Pentagon Papers sul Times e sul Washington Post nel 1971 che fecero tra l’altro infuriare Kissinger.

Cile, Cambogia, Bangladesh, Timor Est, tra colpi di Stato, bombardamenti indiscriminati e massacri

Kissinger è stato accusato di essere stato l’architetto o quantomeno di aver incoraggiato alcuni dei peggiori misfatti di Nixon, come il sostegno al colpo di Stato di Pinochet che rovesciò il presidente socialista democraticamente eletto del Cile, Salvador Allende, come il bombardamento segreto della Cambogia, come quello al sanguinoso attacco del Pakistan al Bangladesh, e quello dell’invasione di Timor Est da parte dell’esercito indonesiano e il conseguente massacro.

I sostenitori di Kissinger a proposito del Cile danno un’altra narrazione. In Cile, Salvador Allende vinse le elezioni presidenziali con il 37% dei voti e portò il Paese nettamente a sinistra grazie all’appoggio dei servizi segreti cubani e sovietici e ad altri aiuti. Gli Stati Uniti fornirono aiuti segreti agli oppositori politici di Allende, ma i rapporti declassificati dell’epoca mostrano che gli Stati Uniti non erano a conoscenza del colpo di stato militare che lo depose. Kissinger non era responsabile del colpo di Stato di Augusto Pinochet o dei suoi sanguinosi eccessi. Il Cile alla fine è diventato una democrazia e un successo del libero mercato. Cuba rimane una dittatura.

La sinistra ha sempre incolpato Kissinger di sostenere anche i dittatori. Ma le alternative, allora come oggi, non erano di solito i democratici che la sinistra immagina. Spesso erano comunisti (che gli Stati Uniti combattono da sempre) che si sarebbero allineati con i sovietici, come fece Fidel Castro a Cuba.

Kissinger ha autorizzato il bombardamento segreto a tappeto della Cambogia nel 1969-70, una guerra assurda e non dichiarata contro una nazione apparentemente neutrale. Per questo è stato accusato di aver violato il diritto internazionale.
Il suo obiettivo era quello di sradicare le forze vietcong filo-comuniste che operavano oltre il confine con la Cambogia. Purtroppo i bombardamenti non erano diretti solo contro i militari. Almeno 50.000 civili sono stati uccisi. In quell’occasione Kissinger disse ai militari di colpire “tutto ciò che vola o tutto ciò che si muove”.

Quando nel 1971 l’esercito pakistano sostenuto dagli Stati Uniti stava conducendo una guerra genocida nel Pakistan orientale, ora Bangladesh, Kissinger e Nixon non solo ignorarono le richieste del consolato americano nel Pakistan orientale per fermare il massacro, ma inviarono armi al Pakistan. Le priorità di Kissinger e Nixon erano ben altre: sostenere il presidente pakistano, che fungeva da canale per le aperture allora segrete di Kissinger alla Cina. Ma ancora una volta, i piani cinici di Kissinger avevano un costo umano terribile: almeno 300.000 persone sono state uccise nel Pakistan orientale (con l’appoggio e le armi americane) e 10 milioni di rifugiati sono stati spinti in India.

Dopo la perdita del Vietnam, si temeva che anche il governo di sinistra di Timor Est potesse diventare comunista. Per questo nel 1975, Kissinger e il presidente Ford approvarono segretamente l’invasione dell’ex colonia portoghese di Timor Est da parte dell’esercito indonesiano sostenuto dagli Stati Uniti. Di nuovo un massacro. Più di 100.000 abitanti di Timor Est sono stati uccisi o sono morti di fame.

Dunque tante ombre della sua carriera diplomatica, che inducono i detrattori più critici a pensare a Kissinger come un “criminale di guerra”.

Eppure oggi, è quasi impossibile immaginare come sarebbero le relazioni americane con la Cina senza il contribuito di Kissinger.

Tra le ombre emerge la sua grande indifferenza per le lotte democratiche delle nazioni più piccole. Henry sembrava imperturbabile di fronte alla violazione dei diritti umani da parte di governi in Africa, America Latina, Indonesia e altrove. In effetti era più preoccupato di mantenere gli alleati nel campo anticomunista che di come trattavano il proprio popolo. Il caso più eclatante (già citato) è stata la libertà che veniva concessa al Pakistan di trattare con i bengalesi nel Pakistan orientale come meglio credeva fino a spingersi al genocidio (ignorato da Kissinger).

Kissinger riteneva che ai tempi della Guerra Fredda era più pericoloso di oggi perché allora USA e Unione Sovietica erano disposte entrambe ad andare verso una guerra nucleare generale, ma oggi, sosteneva è più complesso il quadro globale. Mentre la Russia non è più uno stato in grado di raggiungere il dominio del mondo, ciò che preoccupava Kissinger era la prospettiva di un conflitto tra Stati Uniti e la nascente potenza della Cina. Tuttavia ha affermato di non sottovalutare il leader russo Vladimir Putin e, per capire questa figura enigmatica, forse più che leggere il libro “Men Kampf” consigliava di leggere Dostoevskij.

Per i suoi ammiratori, era il brillante architetto della Pax Americana, il gran maestro di scacchi disposto a stravolgere la scacchiera e a iniettare una misura di imprevedibilità nella diplomazia americana.

Che persona era Kissinger?

Per i suoi detrattori – e anche per alcuni amici ed ex dipendenti – era un uomo vanitoso, manipolatore di menti, cercava dagli avversari la loro approvazione attraverso lusinghe, era un cospiratore tanto che portava anche i suoi collaboratori più devoti a diffidare di lui, era arrogante e irascibile. Ma dotato anche di una particolare e naturale sensibilità per le relazioni di potere.

A chi lo criticava per le scelte sbagliate e ciniche su come aveva affrontato il mondo, lui rispondeva scherzando più di una volta con battute sarcastiche:
“L’illegale lo facciamo immediatamente”
“L’incostituzionale richiede un po’ più di tempo”

Tra i presidenti che meno l’ha meno amato è il caso di ricordare Barack Obama, che aveva appena 7 anni quando Kissinger entrò in carica. Ebbene, verso la fine della sua presidenza, Obama osservò di aver trascorso gran parte del suo mandato cercando di riparare il mondo lasciato da Kissinger. 
“Abbiamo sganciato più ordigni sulla Cambogia e sul Laos che sull’Europa nella Seconda Guerra Mondiale”, ha detto Obama in un’intervista a The Atlantic nel 2016, “eppure, alla fine, Nixon si è ritirato, Kissinger è andato a Parigi, e tutto ciò che ci siamo lasciati alle spalle è stato il caos, i massacri e i governi autoritari che alla fine, col tempo, sono emersi da quell’inferno”.

Obama ha fatto notare che mentre era in carica stava ancora cercando di aiutare i Paesi a “rimuovere le bombe che stanno ancora facendo saltare le gambe dei bambini”.
“In che modo quella strategia ha promosso i nostri interessi?”, ha detto.

Kissinger nel corso degli anni ha scritto libri e ha esercitato influenza negli affari mondiali attraverso le sue analisi geopolitiche che vendeva a prezzi astronomici attraverso la sua società, la Kissinger Associates.

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Kissinger nel suo ufficio di Park Avenue a New York il 10.05.2011  Ph.David Howells Corbis/Getty-Images

Cinquant’anni dopo il suo ingresso nell’amministrazione Nixon, i candidati repubblicani cercavano ancora l’appoggio di Kissinger e i presidenti cercavano la sua approvazione. E anche quando non gli davano ascolto, come è avvenuto ad esempio con Trump, lo hanno usato come canale secondario con la leadership cinese. Insomma influente fino alla fine, come poche figure nella storia americana moderna.

Joseph Nye, il diplomatico e politologo che è stato studente di Kissinger – e in seguito è diventato un rivale politico – ad Harvard, ha detto: “Sapeva che l’ordine si basa sull’equilibrio del potere e, allo stesso tempo, sulla legittimità. La sua non era una rozza realpolitik. Era una sofisticata realpolitik”.

È questa complessa eredità che Kissinger lascia per gli Stati Uniti e per il mondo.

L’America è stata fortuna ad avere Kissinger (il Sud globale un po’ meno), così come lui è stato fortunato ad avere l’America.

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