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USA. I repubblicani al Senato bloccano gli aiuti all’Ucraina e Israele

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Scricchiola sostegno USA all’Ucraina e Israele.
I repubblicani in cambio vogliono maggiore sicurezza al confine con il Messico. Anche la metà degli americani dice no, preoccupati per l’inflazione.
Zelensky rinsalda alleanze con altri alleati

USA. Mercoledì 6 dicembre i repubblicani al Senato hanno bocciato un nuovo pacchetto di spesa per la sicurezza proposto dal Presidente Joe Biden di 111 miliardi di dollari, che includerebbe circa 60 miliardi per l’Ucraina, oltre a finanziamenti per Israele (14 miliardi di dollari per armare Israele nella sua guerra contro Hamas) e Taiwan, chiedendo in cambio nuove severe restrizioni alle frontiere. Il prezzo che viene chiesto a Biden per garantire maggiore assistenza a Kiev è il varo di importanti cambiamenti nella politica sull’immigrazione che includano miliardi di dollari per rafforzare la sicurezza al confine tra USA e Messico.

Il voto sul disegno di legge è stato di 49 a 51, al di sotto della soglia di 60 voti necessaria per avanzare.
I democratici hanno votato all’unanimità a favore dell’avanzamento della misura, ma il senatore Bernie Sanders del Vermont, un indipendente che normalmente vota con loro, si è unito ai repubblicani nell’opposizione. Sanders aveva sostenuto in una lettera ai suoi colleghi che sarebbe stato “assolutamente irresponsabile” fornire a Israele miliardi di dollari in assistenza militare incondizionata, dato il crescente numero di vittime civili a Gaza. Sander, ebreo, socialista, è sempre stato attivo fin dai tempi del college nei movimenti a favore della pace e anti-guerra, e partecipò nel 1963 alla marcia a Washington  in cui Martin Luther King tenne il famoso discorso “I Have a dream“. Il senatore del Vermont continua a criticare il trattamento di Israele nei confronti della Palestina.

Gli Stati Uniti hanno approvato 111 miliardi di dollari di aiuti per l’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa (24 febbraio 2022), inclusi almeno 45 miliardi di dollari in assistenza militare, la maggior parte dei quali è fluita attraverso gli appaltatori della difesa statunitensi.

Dopo il voto tra democratici e repubblicani sono immediatamente ripresi i negoziati sulla condicio sine qua non posta dalla destra e che i progressisti avevano respinto fin qui: legare l’assistenza a Ucraina e Israele a “misure draconiane” per arginare la marea di immigrati clandestini provenienti dal Messico, rendendo tra l’altro molto più restrittivi i criteri per la concessione dell’asilo.

Biden ha dichiarato di essere disposto a fare “compromessi significativi” sulla sicurezza delle frontiere per far passare la legge, ma è improbabile che siano sufficienti per i repubblicani.
L’inquilino della Casa Bianca, che trova il sostegno dagli alleati europei del G7, ha detto che l’Europa e gli Usa non possono permettersi che vinca Putin. Intanto – sempre secondo Biden – Putin sta commettendo crimini di guerra, e poi c’è il rischio concreto che se conquistasse l’Ucraina, non si fermerebbe lì, ma potrebbe estendere le sue mire espansionistiche, minacciando gli alleati della Nato. Non l’ha detto chiaramente, ma l’allusione è chiara: le truppe americane potrebbero finire col combattere contro quelle russe. Per questo Biden alla Casa bianca esorta il Congresso ad approvare i nuovi fondi entro Natale. Tuttavia i funzionari del Pentagono hanno dichiarato di recente di avere ancora circa 4,8 miliardi di dollari da spendere in aiuti militari all’Ucraina, garantendo così l’assistenza durante l’inverno che è alle porte.
Il segretario alla Difesa Lloyd J. Austin si è impegnato a rimanere nella lotta con l’Ucraina, nonostante la discordia sul finanziamento di tali iniziative al Congresso. “Insieme ai nostri alleati e partner- ha detto Austin – sono fiducioso che abbiamo tutti i pezzi di cui abbiamo bisogno per aiutare i nostri amici ucraini a sostenere la loro lotta per la loro sovranità a lungo termine”.

Scenario geopolitico con cui gli aiuti devono fare i conti

Lo stallo a Capitol Hill sul nuovo pacchetto di aiuti chiesto da Joe Biden si trova di fronte a uno scenario nel frattempo cambiato: la guerra a Gaza ha messo in ombra quella in Ucraina, la Camera Usa è in mano ai repubblicani ostili agli “assegni in bianco” a Kiev e, con le elezioni presidenziali alle porte (novembre 2024), Biden ha meno margini di manovra dello scorso anno.
In più da quando è stato nominato a speaker della Camera Mike Johnson, un radicale trumpiano, gli spazi di negoziato si sono ulteriormente ridotti. In tanti auspicano che le trattative vengano dirette tra due grandi “volpi” della politica Usa: Biden e Mitch McConnell, il suo coetaneo capo dei senatori della destra. Ma McConnell, pur essendo da sempre un grande sostenitore di Kiev, ora è stato tra i primi a dire che senza accordo sul confine meridionale degli Usa il pacchetto non passerà.
Non manca chi sostiene tra i democratici che l’immigrazione è solo una scusa per i Gop, in particolare per l’estrema destra, per interrompere i finanziamenti all’Ucraina, e che addirittura abbiamo fabbricato una falsa crisi sfruttando il destino dell’Ucraina per promuovere un’agenda restrittiva sui confini che non sarebbe mai passata al Senato a guida democratica.
A suffragio di questa tesi ci sono le numerose dichiarazioni di esponenti conservatori che sostengono che gli USA abbia già fatto tanto, forse troppo, con i 110 miliardi di dollari di aiuti militari ed economici fin qui erogati a Kiev.
Molti di loro evidentemente stanno raccogliendo gli umori degli americani che, se pure favorevoli a finanziare la Guerra in Europa da quando il 24 febbraio 2022 Putin invadeva l’Ucraina, ora stanno diventando sempre più scettici.

Sondaggio FT- Michigan Ross sugli aiuti militari

Da un recente sondaggio del Financial Times- Michigan Ross emerge che il 48% degli americani ritiene che gli Stati Uniti stiano spendendo “troppo” in aiuti militari per Ucraina e Israele, rispetto al 27% che sostiene che Washington stia spendendo la “giusta quantità” e all’11% che afferma che gli Stati Uniti non stanno spendendo abbastanza. Dati che con evidenza creano un ostacolo alla spinta della Casa Bianca per un maggiore sostegno
Gli alti livelli di opposizione agli aiuti militari a Israele e Ucraina si inseriscono in un contesto di disagio per lo stato dell’economia statunitense.

Non c’è da meravigliarsi in quanto gli americani, nonostante siano un po’ più ottimisti sulle condizioni economiche rispetto ai risultati del mese scorso, continuano a indicare l’inflazione elevata come la loro più grande preoccupazione quando si tratta delle loro finanze. Dunque è in tale contesto di disagio per lo stato dell’economia statunitense che si inseriscono gli alti livelli di opposizione agli aiuti militari.
Tale risultato innegabilmente pesa (e peserà) sulla rielezione di Biden alle prossime elezioni presidenziale.
Molti repubblicani, prendendo la palla in balzo, si chiedono se sia lecito continuare a far pagare ai contribuenti americani questo imponente sforzo bellico. Mentre lo speaker della Camera avverte che, quando il Senato approverà il pacchetto di aiuti, la ratifica della sua aula non sarà scontata: prima di autorizzare l’erogazione di altri fondi, i deputati della destra vorranno un rapporto dettagliato su come sono stati spesi quelli fin qui stanziati

Zelensky e gli aiuti da altri alleati

Per Zelensky, che quest’anno ha ottenuto pochi successi in una guerra che – secondo quanto dichiarato all’Economist dal generale ucraino Valeriy Zaluzhnyi – è in una situazione di stallo, si profila un inverno difficile.
In più lo stesso presidente ucraino, viene criticato dalla sua leadership militare per un uso frequente della “contropropaganda”. I leader militari infatti hanno sostenuto che il divario tra i messaggi ufficiali e la situazione sul campo, non è più convincente, e quindi non motiva né gli ucraini, come era avvenuto all’inizio, né i partner occidentali del paese.
Il mese scorso il Parlamento ucraino ha approvato un bilancio che prevede 41 miliardi di dollari di aiuti esteri, tra cui 10 miliardi di dollari dagli Stati Uniti.

Gli aiuti esteri sono destinati anche a spese non militari, come l’istruzione e l’assistenza sanitaria, e una eventuale riduzione di questi fondi richiederebbe all’Ucraina di tagliare le proprie spese militari per coprire i bisogni civili.
Per questo Zelensky sta cercando di rinsaldare alleanze con altri alleati (sono ben oltre 50 i paesi che fin dall’inizio dell’invasione russa hanno fornito aiuti all’Ucraina) per sostenere lo sforzo bellico contro le truppe di Mosca.

Si sono fatti avanti per colmare qualsiasi vuoto che si dovesse creare se gli Usa facessero un passo indietro:
– La Germania, in particolare, ha annunciato il mese scorso che invierà altri quattro sistemi di difesa aerea IRIS-T all’avanguardia in Ucraina nel 2025, oltre ai tre già consegnati. La Germania è anche pronta a dare all’Ucraina un terzo sistema Patriot quest’inverno.
– La Norvegia e la Gran Bretagna hanno annunciato che lanceranno una coalizione per sostenere l’Ucraina.
– Il Giappone ha annunciato un ulteriore miliardo di dollari di assistenza all’Ucraina e la sua disponibilità ad aumentare ulteriormente il totale a 4,5 miliardi di dollari.

 

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